Uno studio americano ipotizza che le foche trovino i buchi nel ghiaccio grazie a un GPS naturale
Come fanno le foche a trovare i buchi nel ghiaccio quando nuotano sotto la banchisa di notte? Questa la domanda che si sono fatti i ricercatori della Texas A&M University americana che dopo due anni di studi sono arrivati a ipotizzare che le foche abbiano un loro GPS naturale.
Secondo i ricercatori questi mammiferi potrebbero essere in grado di utilizzare il campo magnetico della Terra per immergersi in profondità e scovare senza difficoltà i punti di apertura nel ghiaccio per respirare.
Randall Davis, capo dei ricercatori texani e autore dello studio, ha spiegato che sono arrivati a ipotizzare che la foca abbia evoluto così tanto la propria capacità di navigazione grazie al proprio ‘senso magnetico’ da riuscire a trovare i buchi nel ghiaccio ad una certa distanza e potere così immergersi in modo sicuro per pescare.
Lo studio ora prevede tre anni di ricerca sul campo dove il team seguirà un branco di foche di Weddell che, equipaggiate con telecamere e rilevatori di posizionamento, saranno liberate in aree determinate nel canale di McMurdo nel mare di Ross.
Inoltre, il prossimo anno, una ricerca analoga sarà compiuta in Antartide al termine dell’inverno australe, un periodo in cui è ancora buio per 24 ore al giorno, che permetterà agli scienziati di escludere che le foche rintraccino i buchi nel ghiaccio grazie alla vista.